Situate su un colle non distante dal mare e dominante la foce della fiumara di Tusa, a circa 3 km da Castel di Tusa, le rovine di Alesa si presentano meno monumentali di quelle di Tindari. Ciò è dovuto non tanto alla minore rilevanza della città, quanto al materiale utilizzato per la costruzione degli edifici: un'arenaria scistosa friabilissima, su cui più devastante è stata l'azione millenaria dell'erosione e del tempo.
Si accede agli scavi da una stradina che, staccandosi dalla strada provinciale per Tusa, conduce all’ex monastero benedettino di S. Maria delle Palate, dove si trova l’ingresso.
L’impianto urbano e il decumano principale. Gli scavi, operati a più riprese a partire dagli anni ‘50, hanno portato alla luce parte della cinta muraria, l'area occupata dall'agorà, un tratto della via principale e vari frammenti del tessuto urbano, rendendo leggibile la forma della città ellenistica, con il suo tipico impianto a maglie regolari di ispirazione ippodamea, risalente al IV sec. a.C. La via principale consisteva in una strada rettilinea, larga sei metri circa, lastricata con pietre quadrate disposte a scacchiera, che attraversava la città da sud-est a nord-ovest, collegando la porta principale all'agorà. Quest'asse era tagliato perpendicolarmente da numerose stradine minori, larghe 3 metri circa, che nei punti più ripidi si trasformavano in gradinate. Le analogie con Solunto sono fortissime, ancor più che con Tindari.
L’agorà. L'agorà era situata nel cuore della città, fra l'abitato vero e proprio e l'acropoli, che occupava la parte nord della collina, prospiciente sul mare. Era lastricata con mattoni in cotto e chiusa da portici. I lati ovest e nord erano occupati da un portico a L, con colonnato in pietra sulla fronte, diviso in due navate da colonne di mattoni. Sul lato ovest della piazza si aprono alcuni ambienti (sacelli) pavimentati in cotto e in signino. Al centro dell’agorà sono vari basamenti di statue, uno dei quali, più grande degli altri, è ancora in parte rivestito in opus reticolatum. Il fronte est della piazza era invece occupato da un edificio di epoca ellenistica, di cui non è ancora chiara la destinazione.
Il muro curvilineo. Procedendo in direzione del mare, si incontrano i resti monumentali di un muro leggermente curvo, al quale si addossano numerosi vani, alternati con contrafforti in opera quadrata. Si tratta probabilmente di un muro di contenimento della sovrastante acropoli.
L’acropoli. Occupava la parte più alta della collina (m. 250 s.l.m.) volta a nord e al mare Tirreno. Sulla sua sommità sono stati scavati i resti di un tempio (forse quello di Apollo, che era il più importante della città), che nell’ultima fase misurava m. 40 x 15. Questa parte degli scavi non è accessibile ai visitatori.
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