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Torrenova

Via B. Caputo snc, 98070 Torrenova, Provincia di Messina
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Ai piedi di S. Marco, del cui comune faceva parte fino al 1985, Torrenova si estende, immersa nei giardini di limoni, sulla piana alluvionale che si appoggia al promontorio di Capo d’Orlando, tra le foci delle fiumare di Zappulla e Rosmarino. La sua economia si basa sull’agricoltura, l’artigianato e la piccola e media impresa industriale.

Il centro urbano è il risultato di una urbanizzazione recente, sviluppatasi a nastro dapprima lungo la Statale 113 e successivamente lungo le vie Caputo e Meli, che la collegano alla marina. La tipologia è quella anonima e anodina, comune alle urbanizzazioni recenti dell’Italia meridionale, e non presenta episodi degni di nota, a parte qualche frammento di edilizia signorile rurale dell’800, come il ponte archeggiato con portale marmoreo che introduce alla proprietà Vergara, visibile sulla Statale di fronte alla stazione di servizio Agip.

I giardini. Di grande pregio è, invece, il contesto ambientale in cui l’abitato si trova calato. Esaltata per la sua fertilità nelle descrizioni di Edrisi (sec. XII) e di Fazello (sec. XVI), la piana di Torrenova ha ospitato fino al XVII secolo la specializzatissima coltura della cannamele. Il fitto agrumeto che oggi la ricopre, per una superficie di circa 485 ettari, costituisce una delle più estese concentrazioni di giardini di limoni rimaste in Sicilia. Sul fitto mantello smeraldo dei limoni, scandito da scure teorie di cipressi frangivento, si elevano le foglie flessuose dei banani, si librano al cielo le chiome delle palme. Qui, più che in ogni altro luogo, i giardini danno la loro impronta al paesaggio, conferendogli particolare bellezza e pregio ambientale e giustificando il mito della Sicilia-giardino dalla fertilità prodigiosa, cantata dai poeti sia arabi che alemanni.

Le spiagge. I sei chilometri di cimosa costiera del comune di Torrenova sono orlate da spiagge. A parte le aree prossime alle foci di fiumare e torrenti, le acque sono abbastanza pulite. Trascurate da locali e turisti, perché poco sabbiose e composte da ciottoli, meno pressate dalla urbanizzazione costiera, sono per questo più tranquille e naturali delle altre.

All’altezza della contrada Pietra di Roma, vicinissimo alla spiaggia, si trova il cosiddetto laghetto Zito. Si tratta di un piccolo bacino artificiale, formatosi in seguito al prelievo di inerti per uso edilizio, che, “naturalizzatosi” in breve tempo, ha dato vita a un pregiato microsistema palustre, stazione di sosta di uccelli migratori.

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Storia

La presenza dell’uomo nel territorio di Torrenova risale alla preistoria, come attestano i rinvenimenti di strumenti litici e di ceramica dell’età del rame e dell’età del bronzo operati nell’area circostante la grotta di Scodonì. In epoca greca e romana il territorio di Torrenova appartiene alla chora di Alunzio ed è attraversato dalla via Valeria, lungo la quale trovano posto le fattorie ellenistico-romane di Scodonì e Chiusa Saracena, esplorate nel corso di brevi campagne di scavo ma successivamente ricoperte. In epoca bizantina, sempre in funzione di Alunzio-Demenna, vi sorgevano la fortezza di Pietra di Roma e il monastero basiliano di S. Pietro di Deca. In epoca normanna - secondo la testimonianza di Edrisi - ospitava un’agricoltura intensiva, il caricatoio di S. Marco e una darsena. In un periodo che non è facile precisare, fra il XIII e il XV secolo, vi fu introdotta la coltivazione della cannamele. Vessata, come tutti i territori costieri, dalla pirateria barbaresca, fu difesa da quattro nuove torri elevate nel secolo XVI, due delle quali sono ancora in buono stato di conservazione. Verso la fine dell’800 veniva introdotta la coltura dei limoni, che ancora oggi ne caratterizza il paesaggio. La crisi della agrumicoltura a partire dagli anni ‘70 è stata compensata dallo sviluppo dell’artigianato e della piccola e media impresa industriale.

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