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Tusa e Castel di Tusa

Via Alesina 36, 98079 Tusa, Provincia di Messina
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All’estremità occidentale dei Nebrodi, Tusa sorge arroccata su un colle internato, a 9 km dalla costa. Il suo territorio comprende anche un tratto costiero, nel quale si trova il piccolo pittoresco borgo marinaro di Castel di Tusa, con una bella spiaggia e un albergo singolare. Di notevole interesse sono anche le rovine dell’antica Alesa e il centro storico di Tusa, rispettivamente a 3 e 9 km da Castel di Tusa.

Il centro storico di Tusa. Situato nella parte alta dell’odierno abitato, sul pianoro sommitale di un’ampia rocca leggermente declinante verso il mare, il centro storico di Tusa conserva un rilevante patrimonio artistico e architettonico.

Le spiagge. Davanti al borgo di Castel di Tusa, c’è una spiaggia che, ancorché ciottolosa, è impreziosita da alcuni scogli prossimi alla riva e dalla positura in una insenatura. 

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Storia

Alesa fu fondata nel 403 a.C, “su una collina a otto stadi dal mare” (Diodoro), da Arconide signore di Erbita, nel quadro di un’alleanza tra Siracusa e il principe siculo in funzione anticartaginese. Situata in prossimità di uno dei pochi punti portuosi che la costa dei Nebrodi offre, conobbe, sin dai primi decenni dalla sua fondazione, un notevole sviluppo economico e commerciale, in quanto punto di intersezione della produzione di un vasto entroterra frumentario sulla rotta tirrenica che collegava il nord Africa con l’Italia e la Magna Grecia. Nella seconda metà del IV sec. a.C. aderì con entusiasmo al progetto timoleonteo di restaurazione della egemonia di Siracusa nella Sicilia orientale contro le mire espansionistiche di Cartagine, diventando, per la sua posizione ai confini della eparchia cartaginese, un cardine della Simmachia, l’alleanza politico-militare voluta da Timoleonte.

Nel 263 a.C., venuto meno il ruolo egemonico di Siracusa, fu la prima tra le città siciliane a passare dalla parte dei romani. Fu per questo premiata con la concessione di un trattato che la esentava dal pagamento delle imposte ordinarie. Nelle Verrine Cicerone la definisce la più fedele e una delle più ricche tra le città siciliane.

Seguendo una parabola comune a tutte le città della Sicilia antica, nei secoli dell’impero romano vede progressivamente decadere la sua prosperità economica. Nel V secolo d.C., nonostante le sue funzioni urbane fossero assai ridotte, viene scelta fra le dodici città siciliane sede di vescovado. In epoca bizantina l’agorà viene occupata da una poverissima necropoli, a dimostrazione della ormai estrema decadenza della città, che si concluderà con l’abbandono definitivo, probabilmente nella seconda metà del IX secolo, poco prima o in concomitanza della conquista araba.

Tusa ebbe origine in età tardo-antica come casale della chora di Alesa, a cui si sostituì, nella seconda metà del IX secolo, nella funzione di centro del territorio. Per cui gli Arabi chiamarono il nuovo insediamento “Alesa at-tusah”, che dovrebbe significare “Alesa la nuova”. In epoca normanna la terra di Tusa è proprietà del demanio ed è governata da uno stratigoto di nomina regia. Edrisi nel XII secolo così la descrive: “Fortezza e borgo posti in cima d’un colle isolato, al quale non si arriva se non per aspri sentieri e cammini quasi impraticabili. Ma gli si stende intorno un vasto territorio, umido, fertile, eccellente, molto adatto a seminati e ad altre culture”.

Intorno alla metà del XIII secolo viene infeudata da Federico II ai Ventimiglia, conti di Gerace, la cui signoria durerà fino al 1699, ad eccezione di un breve periodo compreso tra il 1269 e il 1282, in cui gli angioini ne confiscarono i beni per il sostegno da essi dato al partito svevo. Nei secoli XVI e XVII Tusa conobbe una notevole fioritura economica e civile, testimoniata dal patrimonio artistico custodito nelle sue chiese e dalla attività della bottega dei Li Volsi, artisti plasticatori e intagliatori del legno la cui fama correva in tutta la Sicilia.

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