La grotta e il lago pleistocenico di S. Teodoro - Acquedolci
Ingresso libero
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Centro costiero situato tra le foci delle fiumare Inganno e Furiano e stretto tra le pendici settentrionali di monte Castellaro e il mare. Lo sovrasta un’alta falesia, nella quale si apre la grotta di S. Teodoro, importante stazione di interesse paleontologico e paletnologico.
Il centro urbano. La Statale 113, che lo attraversa, è anche la via principale del paese, lungo la quale trovano posto il Municipio, la Chiesa Madre, negozi e servizi. All’entrata del paese, venendo da S. Agata, sono visibili sulla destra i ruderi del Castello dei Palagonia.
Le spiagge. Le spiagge di Acquedolci sono composte di ciottoli e non presentano particolari attrattive. Il mare è abbastanza pulito.
Come attestano i rinvenimenti effettuati nella grotta di S. Teodoro e nel vicino Riparo Maria, quello di Acquedolci è un territorio di antropizzazione antichissima, risalente al paleolitico superiore (12.000-10.000 circa a.C.). Nell’antichità appartenne alla chora di Apollonia, nel medioevo alla terra di S. Fratello. La prima menzione di Acquedolci risale al XVI secolo, allorché il Fazello riferisce della presenza di una locanda per viaggiatori (“Acque deinde cognominate Dulci, cum taberna hospitatoria”) e il Maurolico di un fondaco. Il toponimo trae probabilmente origine dalla coltivazione della cannamele, che, introdotta nel XIV secolo, caratterizzò l’uso di questo territorio fino al XVIII secolo. Il trappeto di Acquedolci, infatti, fu uno degli ultimi in Sicilia a cessare la sua attività. A protezione delle piantagioni di cannamele e delle strutture produttive ad esse connesse, fu costruita dai signori Larcan De Soto una torre di guardia, che nel XVI secolo fece parte del sistema costiero di avvistamento e difesa dalle incursioni dei pirati barbareschi. Questa fortificazione costituì in seguito il nucleo del Castello, fatto edificare dai principi di Palagonia tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Nel 1922 una frana travolse una consistente porzione dell’abitato di S. Fratello. Il governo fascista pianificò lo spostamento dei suoi abitanti sulla costa. Il progetto ebbe una realizzazione soltanto parziale, giacché solo gli abitanti di S. Fratello che avevano avuto le abitazioni distrutte dallo smottamento, accettarono di trasferirsi. Nondimeno l’iniziativa diede origine al nuovo centro di Acquedolci, che, avendo nei decenni seguenti conosciuto un discreto sviluppo demografico, fu dichiarato autonomo nel 1969.
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